Cari AMICI e BENEFATTORI,
in prossimità della Festa di PASQUA che quest'anno avrà dei connotati inconsueti e del tutto imprevisti, mi viene spontaneo inviarvi questo messaggio che vuole essere di vicinanza, di conforto, di speranza e di riconoscenza.
Stiamo attraversando a livello mondiale una terribile calamità e un duro momento di prova a causa della virulenta epidemia di coronavirus che si sta espandendo ovunque.
L'Italia è purtroppo uno dei Paesi finora più colpiti, sia per numero di contagi che di vittime. Spero di tutto cuore che non ce ne siano state nelle vostre famiglie.
Nel caso si fosse verificato, vorrei esprimere alle persone in sofferenza la mia più sincera e più intensa partecipazione al loro dolore.
Seguo con trepidazione ogni giorno le notizie dell'evoluzione di questa epidemia con la speranza che le drastiche misure adottate, che hanno letteralmente sconvolto tutte le normali abitudini di vita, possano risultare sempre più efficaci e provocare sia pur progressivamente l'estinzione di questa odiosa epidemia.
Ci siamo uniti tutti con commossa partecipazione alla preghiera, in gran parte silenziosa ma intensa e accorata, del Papa il sabato sera del 27 marzo.
Nutro una grande speranza che contribuirà molto, come lo è stato in altri momenti drammatici della storia, al superamento di questa emergenza così dolorosa.
Nonostante il mito orgoglioso dell'onnipotenza della scienza e della tecnica che ormai sembrava dominare il mondo, ci siamo ritrovati impotenti riacquistando coscienza della nostra fragilità umana. L'apporto della Fede, per chi ha la fortuna di averla, si rivela a questo punto più che essenziale per non essere travolti dallo smarrimento totale e dall'angoscia.
Vorrei assicurare a tutti il mio e nostro ricordo nella preghiera.
Nella mia comunità missionaria qui a Bukavu abbiamo appena fatto anche noi una novena con tanto di adorazione eucaristica (come ha fatto papa Francesco) durante la quale abbiamo pregato per tutti. Anche noi in Italia, nella nostra Casa Madre di Parma, dove sono concentrati tanti Padri anziani reduci, il più spesso per ragioni di salute, dalle varie missioni sparse nel mondo, abbiamo pagato a questa malaugurata epidemia un pesante tributo di ben 18 decessi.
Il pericolo del contagio ha già raggiunto 46 Paesi dell'Africa e incombe anche su di noi qui in Congo. Per ora l'epidemia resta confinata soprattutto nella capitale Kinshasa, una immensa e caotica megalopoli di più di 12 milioni di abitanti, dove i contagi e anche i decessi si stanno moltiplicando creando, come ovunque, grande paura e sconcerto.
Nel tentativo di arginare l'espansione dell'epidemia, il Presidente ha decretato l'isolamento della capitale interdicendo tutti i viaggi e gli spostamenti da Kinshasa nelle altre diverse Provincie del Paese e viceversa. Poco prima aveva decretato tutta una serie di misure che andavano dalla chiusura di tutte le scuole e università del Paese, all'interdizione di tutti gli assembramenti di persone, comprese le funzioni religiose, e alla raccomandazione dell'osservanza delle necessarie misure igienico-sanitarie necessarie per potersi proteggere. Il Governatore della Provincia di Kinshasa si era spinto fino a decretare il "confinamento" intermittente della popolazione, cioè l'obbligo a tutti di stare per quattro "confinati in casa" e i due giorni successivi la possibilità di poter uscire per fare le provviste alimentari. Ha dovuto annullare lo stesso giorno nella serata questa ordinanza per paura di scatenare nella popolazione violente rivolte. Questa misura infatti condannerebbe gran parte della popolazione, che vive in condizioni di grande povertà e sopravvive grazie ai piccoli lavoretti informali che gli permettono di guadagnare quattro soldini per poter mangiare, si e no', una volta al giorno, a morire di fame.
Inevitabile a questo punto lo scatenarsi della violenza contro una classe politica che ha pensato solamente ad arricchirsi, anche nei modi più illegali, condannando la stragrande maggioranza della popolazione a condizioni di povertà e di miseria deplorabili.
La situazione è quindi anche qui da noi notevolmente critica.
L'avvicinarsi della santa Pasqua, anche se quest'anno sarà totalmente spoglia di funzioni religiose con la partecipazione dei fedeli, resta tuttavia una sorgente di grande consolazione e di incrollabile speranza. "Non abbiate paura", ha detto Gesù Risorto, "Io ho vinto il mondo. Sarò con voi fino alla fine dei tempi"!
Personalmente, a meno ché non me lo impediscano ufficialmente, continuerò il mio servizio a favore dei bambini vulnerabili che abbiamo nel nostro Centro di Assistenza a Kadutu (attualmente sono 43: una grande famiglia!), e in maniera diversa, data l'interdizione degli assembramenti di persone, a favore dei bambini denutriti del nostro Centro Nutrizionale dove sono più di 200 e certamente aumenteranno. Abbiamo pensato di farli venire alla spicciolata ogni mercoledì a prendere, con precauzione e in tutta fretta, il quantitativo adeguato di farina coloro-proteica già preparata in sacchetti di plastica in modo che possano preparare a casa loro ogni giorno la pappina che li aiuterà a combattere la denutrizione.
Questo è un momento speciale di solidarietà, di coraggio e di testimonianza che ci permette non si "perdere", ma di "ottenere" la vita. Quella vera.
Altrimenti cosa ci stiamo a fare qui in Congo?
Ringrazio il Signore di avermi dato l'intuizione e le possibilità concrete, ancora molto prima che si avverasse questa "emergenza sanitaria", di realizzare alcune strutture per attivare alcune iniziative di autofinanziamento che risulteranno provvidenziali quando, a causa delle brutali ricadute economiche provocate dall'epidemia in corso, gli aiuti dall'Italia nei prossimi anni saranno certamente destinati a diminuire.
La riconoscenza mia e di tutti questi bambini comunque resterà intatta nei vostri confronti e conserveremo un ricordo indimenticabile per ciascuno di voi che continueremo ad esprimere nella preghiera.
Buona Pasqua a tutti e i nostri saluti pieni di gioiosa gratitudine.
P. Giovanni Querzani
Bukavu (R.D.Congo)